Artrosi di piede | Dr. Luca Monestier
Artrosi di piede

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L'Artrosi

L’artrosi è una malattia cronica che colpisce le articolazioni, causando dolore, rigidità e perdita di funzionalità. È una delle principali cause di disabilità nel mondo, soprattutto nelle persone sopra i 50 anni.

Il termine “artrosi” deriva dal greco: «arthron» (articolazione) e «osis» (condizione patologica). Sinonimi comuni includono osteoartrosi e, nei paesi anglosassoni, osteoarthritis.

In sintesi, l’artrosi è una malattia articolare cronica caratterizzata dalla degenerazione della cartilagine e dalla formazione di nuove strutture ossee che possono compromettere il movimento e la qualità della vita.

Le articolazioni collegano le ossa, permettendo il movimento. Le principali componenti articolari includono la membrana sinoviale, che riveste l’interno dell’articolazione, produce liquido sinoviale e protegge l’articolazione da agenti esterni, e la cartilagine articolare, la quale costituisce un tessuto liscio e resistente che ricopre le estremità delle ossa, riducendo l’attrito durante il movimento e assorbendo il carico.

L’artrosi è caratterizzata dalla degenerazione della cartilagine articolare, che agisce come cuscinetto tra le ossa. Con il tempo, la cartilagine si consuma, portando all’esposizione dell’osso sottostante. Questo processo causa dolore, infiammazione e deformità articolari. L’organismo tenta di riparare i danni, ma spesso si formano speroni ossei (osteofiti), che aggravano i sintomi. La membrana sinoviale può essere coinvolta, ma l’infiammazione è meno intensa rispetto all’artrite, che è una vera patologia infiammatoria (come suggerisce il suffisso «ite»).

È davvero così frequente?

L’artrosi è estremamente comune e interessa milioni di persone. È più frequente nelle articolazioni portanti come ginocchia, anche e colonna vertebrale, ma può colpire la caviglia ed i piedi. L’incidenza aumenta con l’età e colpisce più frequentemente le donne dopo la menopausa.

L’artrosi rappresenta la causa di disabilità più frequente nell’anziano: si calcola che l’artrosi sintomatica colpisca in Italia almeno 4.000.000 di soggetti, producendo costi totali intorno ai 6,5 miliardi di Euro.Inoltre, il 10-15% di tutte le visite ambulatoriali svolte dai Medici di Medicina Generale vengono dedicate all’artrosi.

Artrosi di caviglia e di piede

L’artrosi della caviglia e del piede è meno comune rispetto a quella di ginocchia e anche, ma può essere altamente invalidante. Colpisce spesso persone che hanno subito traumi precedenti o che svolgono attività che sovraccaricano queste articolazioni.

La sede preferibilmente colpita dall’artrosi è quella dell’alluce (prima articolazione metatarso-falangea), mentre le altre sedi sono interessate solo poco frequentemente. A favorire questa localizzazione è innanzitutto la deviazione dell’alluce chiamata alluce valgo, a cui si aggiunge l’effetto traumatico della marcia, alla quale l’alluce contribuisce con un importante ruolo propulsivo. Quando si sviluppa l’artrosi, parliamo di hallux limitus, nelle fasi iniziali, oppure di alluce rigido, nelle fasi avanzate.

Da quali fattori può essere causata?

L’artrosi è una malattia multifattoriale: anche se le cause precise che portano all’insorgenza dell’artrosi sono in gran parte ignote, si ritiene che nella maggior parte dei casi intervengano contemporaneamente molti fattori che alterano l’equilibrio articolare.

Questo equilibrio può essere mantenuto se un carico normale viene esercitato su una cartilagine normale. Quindi, tutti i fattori capaci di modificare questo equilibrio, agendo o sul carico o modificando le caratteristiche della cartilagine, possono essere considerati fattori di rischio dell’artrosi.

I fattori principali includono:

  • Età: nonostante sia a tutti noto che la frequenza dell’artrosi aumenti con l’età, si ritiene attualmente che l’artrosi non debba essere considerata una malattia dell’invecchiamento. In effetti, non tutti gli anziani hanno questa malattia.
  • Predisposizione genetica: alcune persone hanno una maggiore vulnerabilità genetica. È probabile, perciò, che la tendenza genetica che un individuo ha nella predisposizione a contrarre prima o poi alcune malattie, inclusa l’artrosi, possa essere accentuata ed accelerata dai vari fattori di rischio.
  • Traumi articolari: traumi e fratture possono accelerare il processo, in particolare se coinvolgono le articolazioni (per esempio, fratture di caviglia). In questo caso si parla di artrosi post-traumatica: una persona che ha subito un trauma è molto più propensa a sviluppare artrosi rispetto ad una persona che non ha subito alcunché. In caso di operazione, uno degli obiettivi dell’intervento chirurgico è rappresentato dal ritardare il più possibile l’artrosi post-traumatico la quale, sfortunatamente, prima o poi si manifesterà; anche un intervento eseguito in modo eccellente non può evitare questo processo degenerativo!
  • Sovrappeso e obesità: il sovraccarico aumenta lo stress sulle articolazioni; rappresentando un fattore di rischio prevenibile e modificabile, è molto importante mantenere un peso corporeo adeguato;
  • Attività lavorative e sportive: movimenti ripetitivi possono provocare l’usura articolare, soprattutto se i carichi di lavoro sono impegnativi;
  • Malformazioni: per esempio una deviazione in varo (all’interno) o in valgo (all’esterno) della caviglia può alterare il carico sulla cartilagine

La precocità dell’insorgenza ed il tipo di evoluzione possono poi dipendere dal numero dei fattori che intervengono, dalla loro entità e dalla durata della loro azione.

Quali disturbi potresti avere?

Il sintomo principale dell’artrosi è il dolore, che viene definito “meccanico” poiché compare con il movimento e si riduce con il riposo. In genere, il dolore è il primo segnale che il paziente avverte: inizialmente è lieve (dolore sordo) e si manifesta solo dopo attività prolungate dell’articolazione interessata. Con il tempo, però, può peggiorare, comparendo anche dopo movimenti minimi o in seguito a determinate posture. Raramente il dolore è intenso o improvviso.

Oltre al dolore, l’artrosi può causare altri disturbi, come:

  • rigidità articolare, percepita come una sensazione di blocco o impaccio alla caviglia o alle dita; la rigidità si manifesta principalmente al mattino o insorge dopo prolungata inattività ed è di breve durata, generalmente di 10-15 minuti, senza comunque quasi mai superare la mezz’ora. Questo dettaglio differenza la rigidità artrosica da quella che si manifesta nelle forme artritiche, dove invece è generalizzata e può durare anche alcune ore;
  • limitazione funzionale: la difficoltà a camminare ed a svolgere le normali attività quotidiane è frequente, così come la difficoltà a muovere la caviglia ed il piede.

Se presenti questi disturbi, è consigliabile rivolgersi ad un ortopedico specialista di caviglia e piede!

Durante la visita, potrebbero essere evidenziati:

  • tumefazione: il gonfiore può essere molto evidente; esso è generalmente duro ed è dovuto agli osteofiti, ovvero escrescenze ossee che si producono nell’articolazione artrosica. Può sovrapporsi anche una tumefazione molle in caso di versamento articolare, dovuto ad un’eccessiva, e pertanto patologica, produzione di liquido sinoviale;
  • deformità: soprattutto nelle fase più avanzate, possono essere manifeste importanti deformità.
  • crepitii o scrosci articolari: una sensazione che il paziente può anche ascoltare da solo e si può avvertire dal punto di vista tattile con la palpazione dell’articolazione durante il movimento attivo o passivo;
  • ipotrofia dei muscoli: nelle fasi più tardive si assiste alla diminuzione della grandezza e della forza dei muscoli dal movimento dell’articolazione affetta.

Nell’artrosi si possono distinguere diversi stadi, caratterizzati da un corredo di sintomi e segni abbastanza evocativi:

Stadio Artrosi Dolore Rigidità Limitazione Gonfiore
Lieve

Non duraturo, presente soprattutto all’inizio del movimento.

Assente

Assente

Assente

Moderata

Presente soprattutto all’inizio del movimento, tende ad attenuarsi e poi ricomparire dopo un certo temo di attività

Presente, di breve durata (pochi minuti)

Difficoltà a svolgere alcune attività quotidiane: vestirsi, lavarsi, inginocchiarsi, salire o scendere le scale

Talvolta presente

Grave

Presente anche di notte, persistente durante il movimento

Presente, massimo 30 minuti

Incapacità a svolgere le attività quotidiane

Spesso presente

Quali esami sono necessari?

Gli esami strumentali sono importanti nella diagnosi dell’artrosi di piede e caviglia.

Fra questi, la radiografia in 2 proiezioni ed eseguita in carico bipodalico è fondamentale: consente la diagnosi e la corretta indicazione chirurgica.

Gli aspetti radiologici più rilevanti e caratteristici dell’artrosi sono essenzialmente rappresentati dalla riduzione dello spazio articolare, secondaria alla riduzione dello spessore normale della cartilagine, e dagli osteofiti, che sono le esuberanti escrescenze ossee osservabili quasi sempre ai bordi dell’articolazione.

È bene però tener presente che molti soggetti, pur avendo gravi segni radiografici di artrosi, non hanno alcun disturbo. Per cui non vanno curati, perché non ne hanno bisogno. In altri casi, pur con segni minimi di artrosi, i sintomi sono molto gravi: in questi casi è indicato il trattamento.

Per quanto riguarda gli esami del sangue, non essendoci infiammazione diffusa, non si notano quasi mai alterazione dei valori, a differenza delle forme artritiche.

Puoi prevenire o trattare senza intervento?

Gli obiettivi essenziali della terapia nell’artrosi possono essere distinti in «a breve termine», rappresentati dal controllo del dolore e della rigidità e dalla riduzione dell’infiammazione, e «a medio-lungo termine», costituiti dall’arresto o rallentamento della progressione, dalla prevenzione delle deformità, e dal ripristino della funzione.

Per molte persone, l’artrosi può essere gestita con trattamenti non chirurgici, che includono:

  • modificare lo stile di vita: mantenere un peso corporeo adeguato, con il rispetto dei valori salutari di BMI, rappresenta un cardine fondamentale nella prevenzione e terapia dell’osteoartrosi;
  • svolgere regolare attività fisica: svolgere attività fisica a basso impatto per le nostre caviglie ed i nostri piedi (yoga, pilates, nuoto, bicicletta), due o tre volte a settimana, rafforza i muscoli riducendo il sovraccarico delle nostre articolazioni;
  • svolgere fisioterapia: con l’aiuto di fisioterapisti puoi rinforzare i muscoli e mantenere la mobilità delle articolazioni, favorendo anche il cammino e le normali attività quotidiane;
  • eseguire cicli di terapie fisiche: sottoporsi a terapie come TeCaR, laserterapia, ultrasuoni o ionoforesi ha come scopo la riduzione del dolore; pur non essendo perseguibile la completa guarigione dall’artrosi, è certamente possibile ridurre l’infiammazione ed il dolore, ripristinando una qualità di vita migliore;

  • adottare calzature adeguate: scegliere calzature con tomaia larga e morbida, suola ben ammortizzata e di tipo rocker (ovvero con tallone e punta un poco sollevati, al fine di favorire la fisiologica rullata del piede durante l’appoggio) possono aiutarti nel camminare minimizzando i problemi a caviglia e piedi;
  • utilizzare ortesi e plantari: potrebbe esserti d’aiuto l’utilizzo di plantari ideati su misura, al fine di sostenere il piede, migliorare l’appoggio durante il cammino e ridurre il dolore. Dal momento che ogni piede è unico, il consiglio è di sottoporsi a visita con uno specialista del piede che possa consigliarti quello più adatto alle tue esigenze;
  • Farmaci utilizzati nell’artrosi di piede e caviglia si suddividono in tre categorie principali:

    1. Farmaci sintomatici: questi farmaci, come gli analgesici (ad esempio Paracetamolo o oppiacei come Tramadolo e Codeina) e gli antinfiammatori non steroidei (FANS) come Ibuprofene, Diclofenac o Eterocoxib, sono utilizzati per ridurre il dolore e l’infiammazione. È importante assumerli solo dopo una valutazione da parte del medico curante o dello specialista ortopedico. Si consiglia di limitarne l’uso a brevi periodi, in particolare in presenza di sintomi debilitanti.
    2. Farmaci intra-articolari: le infiltrazioni locali nelle articolazioni del piede o della caviglia possono essere effettuate con cortisonico, indicato per ridurre l’infiammazione acuta o nei casi di artrosi in fase avanzata, oppure acido ialuronico, indicato in assenza di un’infiammazione intensa e nei casi di artrosi moderata. L’obiettivo dell’utilizzo di acido ialuronico è quello di lubrificare l’articolazione, nutrire la cartilagine e ridurre l’infiammazione lieve. Generalmente, le infiltrazioni vengono somministrate in cicli di 3-4 sedute all’anno. Per una maggiore precisione, si consiglia di eseguirle sotto guida ecografica.
    3. Protettori della cartilagine (condroprotettori o SYSADOA – farmaci sintomatici ad azione lenta): questi includono sostanze come glucosamina, acido ialuronico, condroitinsolfato, diacereina e estratti di soia e avocado. La loro assunzione per via orale, in cicli di trattamento, può migliorare la mobilità articolare e ridurre il dolore nel tempo.

Prevenzione

Un aspetto fondamentale nella gestione dell’artrosi è la prevenzione. Riducendo alcuni fattori di rischio modificabili, come obesità, traumi e sovraccarichi funzionali, è possibile rallentare o persino prevenire lo sviluppo dell’artrosi. Adottare misure preventive può aiutarti, come paziente, a ritardare l’insorgenza della malattia e a migliorarne l’evoluzione.

Le azioni preventive si suddividono in tre livelli:

  1. Prevenzione primaria: comprende tutte le misure utili a evitare l’insorgenza dell’artrosi;
  2. Prevenzione secondaria: mira a impedire la progressione della malattia una volta che si è manifestata;
  3. Prevenzione terziaria: si focalizza sulla riduzione dei danni e dei sintomi causati dall’artrosi.

Per chiarire questi concetti, consideriamo l’esempio dell’obesità:

  • Prevenzione primaria: mantenere un peso corporeo adeguato riduce il rischio di sviluppare artrosi a caviglia e piede. Anche un sovrappeso di soli 5 kg può raddoppiare la probabilità di sviluppare artrosi agli arti inferiori;
  • Prevenzione secondaria: un peso corporeo eccessivo accelera la progressione dell’artrosi, aggravando i sintomi nel tempo;
  • Prevenzione terziaria: ridurre il peso corporeo contribuisce ad alleviare il dolore articolare e a migliorare la funzionalità nei pazienti già affetti da artrosi.

Quali sono le regole utili per la prevenzione dell’artrosi?

  • Mantieni un peso corporeo adeguato: ridurre il sovrappeso allevia il carico sulle articolazioni e diminuisce il rischio di artrosi;
  • Svolgi attività fisica a basso impatto: attività come nuoto, bicicletta, yoga o pilates sono ideali per proteggere caviglie e piedi. È consigliabile moderare attività ad alto impatto, come corsa o salti, che possono sovraccaricare le articolazioni;
  • Indossa calzature adatte: scegli scarpe comode, con tomaia morbida e suola ben ammortizzata per ridurre l’impatto sulle articolazioni.

Adottare questi accorgimenti può fare una grande differenza per preservare la salute delle articolazioni e migliorare la qualità della vita!

Quando considerare l’intervento chirurgico?

Quando i trattamenti conservativi non sono più efficaci, esistono diverse opzioni chirurgiche:

  • Artroscopia: è un intervento mininvasivo che trova indicazione unicamente per la valutazione diretta della gravità della degenerazione cartilaginea (diagnostica) oppure la rimozione di frammenti articolari e tessuti danneggiati;
  • Osteotomie correttive: la correzione chirurgica dell’allineamento osseo (per esemprio le osteotomie sovramalleolari), sia essa a cuneo di apertura che di chiusura, è una procedura che ridistribuisce le forze che agiscono sull’articolazione. Questo intervento sposta il carico da una zona sovraccaricata e affetta da artrosi verso una zona più sana dell’articolazione. In teoria, il riallineamento ottenuto con l’osteotomia migliora anche la biomeccanica dell’arto inferiore, favorendo una migliore funzionalità e potenzialmente ritardando la progressione del processo degenerativo;
  • Artrodesi: l’artrodesi è la fusione delle ossa per eliminare il dolore. Questo intervento, che blocca l’articolazione, è indicata quando l’artrosi è molto avanzata oppure quando le deformità presenti sono gravi; l’artrodesi della caviglia, per esempio, è ancora considerata il trattamento di riferimento per i casi gravi di artrosi della caviglia. Questa procedura permette, nella maggior parte dei pazienti, di ottenere un notevole miglioramento del dolore e della funzionalità, offrendo risultati soddisfacenti a lungo termine;
  • Protesi articolari: la sostituzione protesica mira a ripristinare la funzionalità dell’articolazione. Sono essenzialmente due le protesi disponibili:

    1. protesi di caviglia: l’indicazione ideale è rappresentata da un’artrosi avanzata e completa dell’articolazione (sia primaria, secondaria o post-traumatica) in pazienti con una buona qualità ossea, senza gravi deformità, buone stabilità e mobilità della caviglia;
    2. protesi di alluce: è indicata in casi di gravi artrosi, la sostituzione possibile di alluce è possibile. A differenza di anca e ginocchio, le protesi di alluci sono sottoposte ad un carico molto importante se consideriamo le dimensioni dell’articolazioni: pertanto, la tenuta di questi impianti non è così duratura come invece in altre articolazioni.

Il recupero dipende dal tipo di intervento e dalla gravità del problema. Include cicli di fisioterapia personalizzata e un percorso di riabilitazione che può durare da settimane a mesi.

Anche se l’artrosi è una malattia cronica, oggi esistono numerose terapie che possono migliorare significativamente la qualità della vita. Ogni paziente è unico, e un trattamento personalizzato può fare la differenza. Non arrenderti al dolore: possiamo trovare insieme la soluzione più adatta per restituirvi la mobilità e il benessere: clicca qui per fissare un appuntamento con me!

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Dr. Luca Monestier

Ortopedico e Traumatologo

Dal 2016 dirigente medico presso l’ASST SetteLaghi di Varese, si occupa di traumatologia in pazienti adulti e pediatrici.

Negli anni il suo interesse si è concentrato nella cura medica, ortesica e chirurgica delle problematiche della caviglia e del piede nel paziente adulto e degli arti inferiori nel bambino.

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