Alluce Rigido | Dr. Luca Monestier
Alluce Rigido

Hai male all’alluce e non riesci a muoverlo come prima?

Non riesci più a camminare per il dolore?

Potresti avere l’alluce rigido!

Scopriamo l'alluce rigido

L’alluce rigido è una condizione in cui l’articolarità del dito è ridotta, in particolare verso l’alto. A differenza dall’alluce valgo, nell’alluce rigido è il dito è solitamente dritto.

È una delle patologie più diffuse del piede, colpendo circa il 20% della popolazione adulta.

Questa problematica causa dolore mentre appoggi il piede o muovi l’alluce, ed influenza profondamente il cammino.

 

Da cosa può essere causato?

La causa non è tuttora completamente chiara. È stata descritta una predisposizione familiare per le forme giovanili. Questa problematica è tipica del sesso femminile ed è frequente dopo i 40 anni di età.

Spesso l’alluce rigido si manifesta dopo traumi al piede, in persone che svolgono intensa attività sportiva (corsa, bicicletta, salto) oppure che hanno fatto un intervento di correzione dell’alluce valgo. Fattori di rischio importanti sono l’obesità ed il fumo di sigaretta, nonché alcune malattie (gotta, artrite reumatoide, sclerodermia).

 

Ma cosa è nello specifico l’alluce rigido?

Cercando di semplificare il più possibile, l’alluce rigido altro non è che la manifestazione dell’artrosi dell’articolazione metatarso-falangea, alla base del dito.

In base alla gravità del quadro clinico e radiografico, possono essere distinti differenti stadi che variano da una semplice limitazione funzionale (hallux limitus) ad una grave artrosi con forte dolore e dito bloccato.

 

Quali disturbi potresti avere?

L’alluce rigido procura dolore mentre cammini (a riposo il dito non fa male!). All’inizio il dolore è presente solo nelle attività sportive mentre, in seguito, tende a manifestarsi ad ogni passo.

La zoppia provoca frequentemente dolore alla schiena, all’anca oppure al ginocchio.

Infine, non è possibile muovere l’alluce senza dolore, e spesso è presente una tumefazione dorsale alla base del dito.

 

Quali esami sono necessari?

La radiografia in 2 proiezioni ed eseguita in carico bipodalico è fondamentale: consente la diagnosi e la corretta indicazione chirurgica. Nella radiografia è possibile definire la presenza di beccucci ossei dorsali (ostifiti) e la gravità dell’artrosi.

 

Puoi prevenirlo o trattarlo senza intervento?

Nessun intervento non-chirurgico può risolvere completamente l’alluce rigido.

Per alleviare il dolore e limitare il progressivo peggioramento, ti consiglio:

  • l’utilizzo di calzature con punta sollevata: sottraendo il carico dall’avampiede ed aiutando la dorsiflessione delle dita, riducono il dolore e facilitano la deambulazione;
  • l’utilizzo di plantari per scaricare l’alluce;
  • infiltrazioni con cortisonico o acido ialuronico;
  • farmaci anti-infiammatori (ibuprofene, ketoprofene)
  • terapie locali (laser, ultrasuoni,…) dopo confronto con l’ortopedico

 

 

Quando è indicato l’intervento chirurgico?

Con le corrette indicazioni, l’intervento chirurgico rappresenta l’unico trattamento efficace. In genere l’intervento correttivo è programmabile, mai urgente.

Poiché l’alluce rigido evolve sempre verso una grave artrosi, è opportuno trattarlo il più presto possibile.

Mentre un intervento negli stadi iniziali permette di conservare il movimento del dito, quando la diagnosi è tardiva, l’unico intervento possibile consiste nel bloccare l’articolazione (artrodesi): questo intervento, pur abolendo per sempre il movimento, toglie completamente il dolore e permette di camminare normalmente.

Le immagini dimostrano la grave artrosi dell’articolazione metatarso falangea, con la presenza di beccucci osteofitosici dorsali

In cosa consiste l’intervento chirurgo?

La chirurgia moderna è veloce, rapida, poco dolorosa. Si esegue normalmente in day hospital (non bisogna rimanere a dormire in ospedale) e in anestesia periferica (non generale). Gli interventi proposti più frequentemente sono:

  • cheiloplastica: si rimuove la protuberanza ossea sul dorso del dito al fine di ridurre il conflitto con la scarpa, diminuire il dolore e migliorare il movimento dell’alluce;
  • osteotomia correttiva: dopo aver rimosso la protuberanza sul dorso, le ossa sono tagliate e spostate nella corretta posizione, sulla base di una precisa programmazione preoperatoria. Si procede quindi alla stabilizzazione mediante viti, cambre o piccoli chiodi.
  • artrodesi: si esegue quando l’artrosi è grave, e consiste nel bloccare le ossa dell’alluce. L’artrodesi ti permette di camminare senza alcun dolore né difficolta in quanto l’alluce viene posizionato nel modo migliore dal punto di vista funzionale.

 

I giorni dopo l’intervento

Alla dimissione, potrai camminare con l’aiuto di due stampelle; grazie ad una specifica scarpa postoperatoria, non sarai costretto a stare nel letto o fermo in casa, ma potrai fare molte delle attività quotidiane!

Nei primi giorni postoperatori sono indicati farmaci per limitare il dolore (l’intervento non è così doloroso come dicono!), il gonfiore ed il rischio di trombi nelle vene.

Eventuali terapie in corso (pillola estro-progestinica, terapie per il cuore, pressione, diabete,…) sono ripristinate in accordo con proprio Medico Curante. La prima medicazione è fissata a 7-10 giorni dall’intervento, ed il controllo clinico-radiografico a 30-40 giorni. La fisioterapia non è necessaria, e viene riservata a casi specifici.

 

Quali possono essere le complicazioni?

Ogni tipo di chirurgia presenta un rischio di complicanze o di insuccesso.

Le complicanze più frequenti dopo la correzione dell’alluce rigido sono:

  • Sofferenze od inestetismi della cicatrice
  • gonfiore
  • rigidità
  • intolleranza ai chiodi, placche o viti;
  • artrosi
  • dolore all’avampiede o sviluppo di dita a martello (15% dei pazienti)
  • trombosi venosa
  • necrosi della testa metatarsale

 

La recidiva è alquanto rara (<3% dei casi): nei casi in cui si verificasse, si rende necessario un nuovo intervento pressoché risolutivo.

 

Ho sentito parlare anche di tecniche mininvasive: cosa sono?

Con il termine «mininvasiva» si intende una tecnica che riduce al massimo l’esposizione necessaria ad eseguire l’intervento chirurgico: ovvero, le incisioni sono molto piccole.

La tecnica utilizzata per l’alluce rigido è quella percutanea in cui si usano piccole frese simili a quelle usate dai dentisti

Nonostante le promesse pubblicitarie e la rapidità dell’intervento, le tecniche open (con incisione classica) e mininvasive non presentano alcuna differenza riguardo:

  • cammino: si può camminare dal giorno stesso, con calzature specifiche;
  • dolore postoperatorio;
  • recupero, con svolgimento delle attività quotidiane entro tre-quattro mesi;
  • frequenza di complicanze postoperatorie.

 

Esistono protesi o interventi per rigenerare la cartilagine?

Nel corso degli ultimi decenni sono stati proposti differenti impianti di protesi di alluce, simili a quelle per l’anca ed il ginocchio.

Sfortunatamente, l’articolazione dell’alluce è molto delicata e viene sottoposta a continui carichi e microtraumi. Per tale motivo, i risultati delle protesi di alluce non sono così soddisfacenti come per quelle di ginocchio o anca (fallimenti anche del 33% a tre anni dall’intervento).

Inoltre, sono stati ideati degli spaziatori per permettere il ripristino del movimento, e ancora interventi che rigenerano la cartilagine: anche in questo caso, tuttavia, i risultati non sono soddisfacenti se confrontati con l’osteotomia e l’artrodesi.

In casi selezionati, nelle fasi iniziali del problema, è possibile eseguire delle infiltrazioni (ecoguidate) con acido ialuronico oppure cortisone all’interno dell’articolazione del dito: questa procedura può alleviare il dolore e ridurre l’evoluzione verso l’artrosi!

 

Cosa dobbiamo ragionevolmente aspettarci?

I risultati della correzione chirurgica dell’alluce rigido sono eccellenti nella maggioranza dei casi.

Ciononostante, ogni persona (ed ogni piede) reagisce a suo modo all’intervento: di norma, gran parte delle attività quotidiane sono completamente riprese entro due-tre mesi ma i tempi possono allungarsi in persone anziane, con gravi malattie, con artrosi od altre deformità del piede.

I risultati sono soddisfacenti nel 90-92% dei casi; il restante 8% presenta piccole complicanze o problemi, maggiormente probabili in caso di grave artrosi metatarso-falangea, in pazienti fumatori, cardiopatici, osteoporotici o con malattie autoimmuni.

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Dr. Luca Monestier

Ortopedico e Traumatologo

Dal 2016 dirigente medico presso l’ASST SetteLaghi di Varese, si occupa di traumatologia in pazienti adulti e pediatrici.

Negli anni il suo interesse si è concentrato nella cura medica, ortesica e chirurgica delle problematiche della caviglia e del piede nel paziente adulto e degli arti inferiori nel bambino.

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