Fascite Plantare | Dr. Luca Monestier
Fascite Plantare

Da qualche tempo ti fa male sotto il tallone?
Non riesci a camminare od a svolgere una breve corsa?
Potresti avere la fascite plantare!

La fascite plantare

Il termine «fascite plantare» indica una condizione dolorosa del piede che generalmente colpisce persone adulte, tra i 30 e i 60 anni: rappresenta la causa più comune di dolore alla pianta del piede e frequentemente colpisce entrambi i piedi.

Questa problematica interessa la fascia plantare (o aponeurosi plantare), cioè la struttura fibrosa che collega il tallone alle dita del piede e che svolge un ruolo fondamentale mentre si cammina e si corre.

La tensione eccessiva può causare l’infiammazione dell’aponeurosi plantare e, nel tempo, la degenerazione del tessuto fasciale.

Fascite plantare e spina calcaneare sono la stessa cosa?

Di frequente il dolore è localizzato all’inserzione della fascia sul calcagno: è per questo motivo che la fascite è spesso associata alla spina calcaneare, un’escrescenza ossea a «becco» proprio sotto il tallone.

Per decenni, medici e pazienti si sono focalizzati sulla spina come causa del dolore. In realtà, la letteratura moderna ha ampiamente dimostrato che la spina sia la conseguenza anziché la causa della fascite plantare: la spina è causata dalla degenerazione e dalla ridotta vascolarizzazione dell’aponeurosi plantare.

Di conseguenza, il trattamento non deve essere focalizzato unicamente sulla spina calcaneare!

Fascite plantare e morbo di Haglund

Il morbo di Haglund è una sindrome caratterizzata da tre elementi distinti (triade):

  1. deformità di Haglund = presenza di una protuberanza del calcagno che, trovandosi appena davanti al tendine d’Achille, ne provoca la compressione;
  2. tendinopatia achillea = infiammazione cronica del tendine di Achille;
  3. borsite pre-achillea = infiammazione di un cuscinetto che altera lo scorrimento del tendine achilleo dietro il calcagno.
  4. È utile parlarne in questo contesto, poiché spesso il morbo di Haglund è associato alla fascite plantare. Per confermare la diagnosi è necessaria la radiografia del piede in carico bipodalico; la risonanza magnetica, invece, può essere indicata per valutare l’eventuale tendinopatia achillea.

Da cosa è causata la fascite plantare?

La fascite plantare è il risultato della combinazione di diversi fattori. Tra questi riconosciamo:

  • Conformazione del piede: il piede cavo determina un’eccessiva tensione della fascia plantare, tesa come una corda di arco sotto la pianta; al contrario, il piede piatto è caratterizzato da un’eccessiva lunghezza e debolezza della fascia plantare;

  • Eccessiva pratica sportiva: corsa, basket, tennis, calcio, danza sono sport nei quali la fascia plantare è sollecitata in modo eccessivo. Nei runners in particolare, la fascite è causata da microtraumi ripetuti dovuti ad errati programmi di allenamento, a superfici inadeguate, a gesti atletici non ottimali, all’utilizzo di calzature incongrue, alla rigidità delle catene muscolari posteriori; tutto ciò è amplificato nei cosiddetti «superatleti» (ironmen, triatleti, maratoneti).

Infine, fattori da non trascurare sono improvvise modifiche nella proposta di allenamento o il cambio della calzatura;

  • Calzature inadeguate: l’utilizzo di scarpe a suola piatta (ballerine) o con tacchi alti, oppure con suola troppo rigida (scarpe antinfortunistica) predispone a ripetuti microtraumi della fascia plantare. Scegliere pertanto la scarpa corretta riveste un ruolo fondamentale! [LINK, scegliere la scarpa giusta]
  • Attività occupazionale: mansioni lavorative che richiedono di stare a lungo in piedi, indossare calzature troppo rigide oppure trasportare carichi eccessivi possono determinare l’insorgenza di dolore al piede;
  • Contrattura dei muscoli posteriori della gamba e tendinopatia achillea;
  • Sovrappeso e obesità.

Quali sintomi potresti avere?

La fascite plantare si manifesta con dolore alla pianta del piede, spesso localizzato al tallone (tallodinia): il fastidio può estendersi anche al centro della pianta e verso le dita.

Il dolore è più intenso al mattino, quando ci si alza dal letto e si fanno i primi passi, per poi diminuire progressivamente. Durante il giorno può ritornare ai primi passi dopo essere stati a lungo seduti sulla sedia al lavoro, sulla poltrona del cinema oppure sul divano a casa. La sera, dopo che si ha camminato per tutto il giorno, il dolore può di nuovo aumentare.

Sotto la pianta del piede, la fascia appare dura e tesa come una corda: il semplice tocco con un dito può causare grande sofferenza.

In questi casi è utile rivolgersi ad uno specialista per una visita ortopedica!

Quali esami sono necessari?

La diagnosi della fascite plantare è principalmente clinica.

Per la fascite plantare è necessaria la radiografia del piede in due proiezioni ed in carico bipodalico: le radiografie possono aiutare nel valutare la conformazione del piede e nel documentare la presenza di una spina calcaneare. Utile è anche lo studio ecografico, per valutare l’ispessimento della fascia oppure la presenza di noduli al suo interno.

La risonanza magnetica deve essere richiesta dallo specialista ortopedico, dopo adeguata valutazione

Prevenzione

Il modo migliore per prevenire questa problematica è mantenere la giusta elasticità della fascia e ridurne il sovraccarico. Ecco come puoi fare:

  • svolgi il giusto esercizio fisico: evita l’eccessivo potenziamento muscolare e favorisci gli esercizi di stretching a fine attività;
  • utilizza calzature idonee: scarpe antinfortunistiche di buon livello, non eccessivamente rigide e pesanti; scarpe quotidiane comode, evitando quelle basse o con tacchi alti; scarpe congrue all’attività sportiva che svolgi; [LINK]!
  • prenditi cura del tuo tendine di Achille: il tendine achilleo non fa male nei casi di fascite, ma è spesso la causa originaria del problema. Insieme al muscolo tricipite della sura (polpaccio) e la fascia plantare, il tendine d’Achille costituisce un sistema fondamentale per il cammino e la corsa.

Curare una fascite plantare significa quindi mantenere la giusta elasticità di questo sistema, prima ancora di sottoporsi a terapie fisiche, rigenerative o chirurgiche. Lo stretching è fondamentale per prevenire il problema e non solo per trattarlo! Bastano solo 10-15 minuti da investire quotidianamente per ridurre il rischio di sviluppare la fascite! [LINK]!

Ti consiglio inoltre attività come lo yoga, che favorisce l’allungamento, il potenziamento e la propriocezione;

  • mantieni un corretto peso corporeo: per ridurre lo stress sulla fascia, segui una corretta alimentazione, ricca di vitamine ed antiossidanti (frutta e verdura), e pratica attività fisica regolare (mezz’ora di camminata al giorno è sufficiente).

Esistono rimedi non chirurgici per la fascite plantare?

Il 93-98% dei casi di fascite plantare si risolve grazie al solo trattamento conservativo, i cui obiettivi sono la riduzione del dolore, il rinforzo della muscolatura ed il recupero dell’elasticità della fascia.

Nelle fasi acute (e molto dolorose), ti consiglio:

  • Riposo attivo: non significa rimanere inattivo sul divano aspettando che tutto passi da sé; riposare attivamente significa evitare temporaneamente attività che sovraccaricano la fascia infiammata (ad esempio correre, saltare, indossare scarpe molto basse o con tacchi alti,…), preferendo il nuoto oppure allenamenti del core e delle braccia. In questo modo sono attivati metabolismo attivo e circolazione, evitando inutile stress al piede;
  • FANS o prodotti fitoterapici: l’assunzione di ibuprofene o diclofenac per alcuni giorni può alleviare il fastidio; allo stesso modo, l’applicazione locale di arnica ha azione anti-infiammatoria; altri rimedi naturali possono essere l’arnica o l’achillea; ovviamente, prima di assumere qualsiasi terapia, confrontati sempre con il tuo medico;
  • Contrastoterapia: l’applicazione di ghiaccio riduce certamente l’infiammazione, ma al contempo rallenta il metabolismo ed il processo di guarigione; pertanto, è consigliabile l’applicazione alternata di freddo e caldo: immergi il piede alternandolo in un catino di acqua calda e acqua ghiacciata, un minuto a volta per un totale di dieci minuti (ovvero, cinque volte nel caldo e cinque volte nel freddo); iniziare dal freddo o dal caldo è uguale!
  • Low Die Taping: consiste in una specifica tipologia di fasciatura che riduce le sollecitazioni ed il dolore del piede; affidati ad un fisioterapista professionista che ti aiuterà nell’applicazione della fasciatura;
  • Terapie Fisiche: cicli di TeCaR, laserterapia, ionoforesi, ultrasuoni, magnetoterapia risultano efficaci nel ridurre l’infiammazione ed il conseguente dolore, accelerando la naturale riparazione del tessuto infiammato; tuttavia, è ormai universalmente accertato che le terapie fisiche da sole non siano in grado di risolvere la problematica.

Terapia ad onde d'urto per lo sperone calcaneare. Il medico fisioterapista utilizza apparecchiature mediche per un trattamento altamente efficace del dolore al tallone. Concetto di trattamento medico ortopedico. Il campo magnetico, la riabilitazione.

Un discorso a parte è obbligatorio per le onde d’urto radiali e focalizzate: esse consistono in onde meccaniche della durata di microsecondi che, applicate alla fascia plantare, stimolano la guarigione della fascia aumentandone la vascolarizzazione, riducendo le calcificazioni e alleviando il dolore. Pertanto, accelerano il processo di guarigione evitando l’immobilizzazione o il fuori carico.

Ciononostante, l’efficacia delle onde d’urto non è superiore alle altre terapie. Fondamentale è affidarsi ad un professionista.

  • Corticosteroidi: gli steroidi sono comunemente utilizzati per ridurre infiammazione e dolore; diversi studi hanno dimostrato l’efficacia a breve termine di due-tre iniezioni locali di corticosteroide in casi di fascite plantari a distanza di 15 giorni l’una dall’altra; ciononostante, gli effetti collaterali non devono essere sottovalutati: per questo, ti consiglio una visita ortopedica per capire se possono fare al caso tuo!
  • Medicina biologica rigenerativa: la più famosa è indubbiamente rappresentata dalle PRP. Esse sfruttano i fattori di crescita contenuti nelle nostre cellule (sangue, midollo osseo o grasso sottocutaneo) che vengono prelevate mediante liposuzione o un semplice prelievo di sangue: queste terapie favoriscono la rigenerazione tissutale della fascia plantare riducendone l’infiammazione ed il dolore. In realtà, i più recenti studi non dimostrano la superiorità di queste terapie rispetto ad altre.

La terapia della fascite plantare non può prescindere da un trattamento a lungo termine che determina il vero successo verso la guarigione. Questo consiste in:

  • Stretching: eseguire semplici e specifici esercizi di stretching in modo costante e rigoroso può aiutare a risolvere questa problematica. Eseguire questi esercizi aumenta l’elasticità della fascia plantare e riduce la contrattura del tendine achilleo: ciò permette di minimizzare il rischio che il problema si ripresenti in futuro! Importante è dedicarsi non solo ai muscoli della pianta del piede, ma anche al tricipite surale, ai muscoli della coscia e della zona lombare (ovvero tutta la cosiddetta catena cinetica posteriore).

Lo stretching va eseguito due volte al giorno (mattina e sera), dedicando circa cinque-dieci minuti della giornata al nostro piede!

Troverai gli esercizi nella sezione Approfondimenti

  • Modifica delle calzature: le scarpe sono fondamentali nel trattamento della fascite plantare. La fascia plantare viene rilassata grazie all’utilizzo di un minimo tacco (3-4cm), evitando scarpe piatte o con tacchi molto alti. Per lo sport, ti consiglio di richiedere una calzatura idonea per il tuo piede, meglio con differenziale aumentato (la suola deve essere un po’ più in alto sotto il tallone rispetto alla punta). Infine, ti raccomando inoltre l’utilizzo di talloniere in silicone.
  • Automassaggio con foot roller: massaggiare il polpaccio e la pianta del piede aiuta a ridurre le contratture e sciogliere aderenze, oltre a migliorare la circolazione del sangue e delle sostanze necessarie alla guarigione. Ecco perché è sempre una parte fondamentale del trattamento per la fascite plantare;

Quando è necessario l’intervento chirurgico?

Nei rari casi nei quali il problema non è risolto in almeno un anno di tempo, c’è l’indicazione all’intervento chirurgico che viene svolto in regime di Day Surgery.

Attraverso una piccola incisione alla pianta del piede, la fascia è allungata attraverso piccoli tagli così da ridurre la tensione e favorire la vascolarizzazione. Al contrario, l’asportazione della spina calcaneare o della fascia stessa risulta frequentemente inefficace e caratterizzata da complicanze non trascurabili.

L’intervento presenta dei benefici nel giro di qualche settimana. Ciononostante, i tassi di insuccesso di questi interventi rimangono rilevanti: pertanto, la chirurgia deve essere considerata solo in casi specifici.

Hai bisogno di un consulto medico?

Per qualsiasi evenienza puoi contattarmi e rivolgerti a me per risolvere il tuo problema. 

Contattami

Dr. Luca Monestier

Ortopedico e Traumatologo

Dal 2016 dirigente medico presso l’ASST SetteLaghi di Varese, si occupa di traumatologia in pazienti adulti e pediatrici.

Negli anni il suo interesse si è concentrato nella cura medica, ortesica e chirurgica delle problematiche della caviglia e del piede nel paziente adulto e degli arti inferiori nel bambino.

PRENOTA UNA TELEFONATA DI ORIENTAMENTO GRATUITA

Ancora prima di venire da me in studio, ancora prima della visita, potresti avere dubbi, domande, curiosità da soddisfare.

Per questo motivo, ho deciso di offrirti una chiamata o mail di orientamento gratuita, senza impegno.

Risolveremo insieme ogni tuo dubbio.

Ti basta lasciare i tuoi dati qui di seguito e verrai ricontattato al più presto!

    Nome

    Cognome

    Email

    Telefono

    Come preferisci essere contattato?

    TelefonoEmail

    Quando vorresti essere contattato?

    mattinopomeriggiosera

    Quale motivo ti spinge a scrivermi?

    Abilitando l’uso dei cookies, avrai la migliore esperienza possibile su questo sito.
    Leggi la nostra Cookie policy